Archivio mensile:marzo 2017

“Raccontami di te” di Mariantonietta Valzano


Ci sono due schieramenti che si contrappongono: i fautori della poesia e quelli del romanzo racconto.
In realtà le due forme di scrittura non sono antitetiche ma complementari.
La poesia è l’universale; il tempo non ha una realtà, non ha una scansione ma è dilatato e infinito.
Il racconto è il particolare, ci sono momenti distinti che si susseguono e si dipanano dando un continuum temporale finito e costituito da attimi distinti.
La poesia è il desiderio di sé: il domani è ciò che accadrà.
Il racconto è il sé, è l’accaduto e l’accadimento, è la realtà del momento.
La poesia si scrive con la percezione, percezione di ciò che è che sarà, dove il cuore batte e comprende secondo le sue regole. Vi sono mille legami con l’universo nella poesia, legami che non si possono spiegare, ma solo …sentire. Ci si riconosce nella poesia.
Il racconto si scrive con la coerenza del pensiero logico che sfuma nella fantasia, le cui redini sono saldamente in mano alla ragione, che conduce e dirige. Si susseguono frasi coerenti, che si connettono tra loro, rapiscono il lettore in una realtà alternativa, dove non ci si riconosce, ma si vive una vita non propria e si ….conosce.  Aggiungendo tasselli e costruendo trame, nel racconto si frammenta il sé in mille rivoli. Ogni attore del racconto è un tratto dello scrittore, un pezzo ineguagliabile e unico che si fonde in una introspezione corale fino a sfumarsi una struttura coerente e razionale dove tutto ha un senso nell’armadio della logica.
Nella poesia vi è libertà, la libertà di percepire senza che la ragione pretenda il perché. La poesia la senti tua ..la sente il mondo sua.
Nel racconto la ragione regola, si deve comprendere, connessioni e conseguenze, cause ed effetto, si scorre avanti e indietro alla ricerca del senso coerente.
Nel raccontarsi si è soli…..
Soli a fare i conti con sé stessi.
In una solitudine che il foglio bianco a volte osserva lacrime mute di dolore rigare il volto.
Si ha la certezza che sarà molto difficile far sentire ciò che si prova, perché il pensiero imbrigliato si scioglie a fatica. Ma più è ardua quella fatica, più si scende nella profondità di quella anima, fatta di meandri angusti dove è arduo trovare il filo della catarsi. Ma quando si trova….. si  scrive qualcosa di così unico e grande …..da racchiudere una vita in mille vite.

Mariantonietta Valzano

“Vitulivaria: un entusiasmante iter poetico” di Clelia Ancora


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 Non è la prima volta che mi affidano l’impegnativo compito di “giudicare” produzioni  altrui. L’ho sempre fatto con estremo piacere  e con grande senso di responsabilità, nella consapevolezza di dover valutare la parte più intima degli autori che di volta in volta mi sono trovata innanzi.
Che si trattasse, infatti, di disegni realizzati dalle mie compagne di scuola, di testi inediti per i 300 lettori del prestigioso premio Campiello, di temi di alunni che ho incontrato in 41 anni di carriera, o di elaborati di colleghi alla prova dei concorsi a cattedra o abilitanti, ho sempre cercato di pormi in modo “critico”, entrando nella sfera umana degli scrittori, di cui ho sempre e comunque rispettato e apprezzato gli sforzi artistici e le capacità creative.
Dare un voto, un giudizio non è cosa semplice. A scuola i docenti sono supportati da griglie dettagliate e precisi indicatori, che consentono di conservare una certa obiettività sui contenuti spiegati e rispiegati in classe. Giudicare un componimento in un premio letterario è tutt’altra cosa, poiché il pathos, l’enfasi, la capacità dei testi di suscitare emozioni in chi legge è (e deve essere) più viva e diretta.
Ed è per questo che rivolgo un sentito ringraziamento a Maria Rosaria Teni, presidente del IV Premio letterario “Vitulivaria” –  memorial Gerardo Teni – che mi ha invitato a far parte della Giuria, ponendomi di fronte a una nuova appassionante sfida.
Con rinnovato entusiasmo sono tornata sul campo, penna alla mano, curiosa di leggere e valutare i diversi componimenti.
Ho potuto visionare le produzioni artistiche in prosa e poesia, di quanti partecipando al premio, hanno riversato sul foglio suggestioni, esperienze, stati d’animo personali.
Confessioni segrete alternate a descrizioni enfatiche e attente del tempo che passa, letture della vita anacronistiche e non, perché, in fondo, nessuno riesce davvero a cogliere l’attimo che sfugge dalle dita.
Sono solo alcuni esempi di ciò che, insieme ad altri colleghi, scrupolosamente, ho dovuto leggere, rileggere, sentire, percepire, amare.
Rapportarmi a tali produzioni ha suscitato in me un florilegio di emozioni, tali da far “tremare i polsi e le vene”.
Ogni lavoro, infatti, mi ha fatto sentire vicina a chi, con pudore o con ardore, si è dis-velato, si è messo a nudo per raccontare, in modo personale ed autentico, il proprio mondo e il proprio vissuto che, tramutato in parole poetiche, è diventato l’universo di tutti.
In un periodo storico in cui, secondo i più, siamo totalmente alla deriva, è stato davvero interessante fonte di arricchimento essere parte attiva di questo “cenacolo” dal comune sentire.
Fa ben sperare una tale ricchezza di componimenti e un’altrettanta vivacità culturale e lessicale, peraltro non ristretta ad ambito locale.
Se è vero, infatti, che chi scrive si dà all’altro, è altrettanto vero che anche l’altro entra in comunione intima e spirituale con chi scrive, in una sorta di foscoliana comunanza di “amorosi sensi”.
E allora pensi, rifletti, immagini, cogli sfumature nascoste che forse l’autore non voleva neppure fossero evidenziate, ma che ha lasciato lì, come una traccia accessibile a pochi. Tuttavia è indelebile, una volta messa nero su bianco e, inevitabilmente, sconfina, rompe gli argini e coinvolge tutti.
Ciò che è eterno nella poesia, ciò che è universale, è la capacità di esprimere l’infinita ricchezza dei sentimenti che appartengono al genere umano, al di là e al di sopra delle divisioni di tempo, luogo, costume, nazionalità: e la poesia è quanto di più nostro, di umano, esista nel mondo.
Già Cicerone nel “Pro Archia” affermava che il poeta “ci offre uno spazio in cui l’uomo possa risollevarsi da questo frastuono del foro e le orecchie, stanche per il continuo vocio, possano riposarsi ritenendo la parola non come puro diletto dell’animo, ma come sollievo dalla routine quotidiana, come una sorta di innalzamento dell’uomo dalla sfera dell’ovvio e del normale, a quella della vita dello spirito”.
In questo splendido viaggio, che mi ha messo in comunicazione empatica con i tanti partecipanti al concorso “Vitulivaria”, ho avuto la fortuna di affiancare colleghi altamente qualificati e disponibili, professionisti al top, con i quali sono subito entrata in sintonia e i cui pareri, nella quasi totalità delle valutazioni, sono risultati concordi e, soprattutto, imparziali.
Un percorso che ha “la musica nel cuore” e il profumo del mare ma che racchiude anche gli affetti, le sofferenze, le gioie di ciascuno di noi.
“Tenere”, in particolare, le produzioni dei tanti giovani studenti, il che fa sperare che domani ci si possa accompagnare con la “meglio gioventù”.
Un abbraccio, dunque all’organizzatrice del concorso, ai miei splendidi giurati e ai partecipanti, tutti altamente meritevoli; auguro a ciascuno un cammino sempre “in fieri” verso la realizzazione dei propri sogni ed aspirazioni all’insegna della poesia.
Al piacere di incontrare “de visu” almeno una parte di essi a Novoli, la sera della premiazione, per dare magari anche un volto alle emozioni.
Clelia Ancora

Spigolando qua e là…


I lavori della giuria si avviano alla conclusione e intorno alla fine di marzo saranno comunicati i nomi dei finalisti e dei segnalati della IV edizione del  Premio letterario “Vitulivaria”. I poeti e scrittori  saranno avvisati individualmente e tramite i siti presenti nel bando, così da consentire di poter essere presenti alla cerimonia di premiazione che, ricordo, avrà luogo nel Teatro Comunale di Novoli il 24 aprile, alle ore 20,00. L’evento, organizzato dall’Associazione culturale “Viva Mente” e dal Comune di Novoli, per questa quarta edizione si avvale del patrocinio della Provincia di Lecce a riprova che lentamente il Premio “Vitulivaria” sta riscuotendo sempre più stima e credibilità, rivelandosi in sostanza un’occasione particolarmente rilvante perché, oltre a celebrare i vincitori, omaggia l’arte della scrittura, il fermento delle idee, la riflessione su temi importanti e il valore di una squadra che riesce a pro­gram­mare perfettamente la macchina organizzativa.
Il 2017 ha confermato il successo del Premio: i numerosi elaborati, in prosa e in versi, sono giunti da ogni parte d’Italia. Varie le te­ma­tiche affrontate nelle opere, attentamente analizzate da una giuria composta da professionisti del mondo culturale e accademico che hanno assolto il compito di valutare le opere con la massima serietà e correttezza. Sono stati loro a selezionare anche i  testi finalisti per la  “Menzione d’onore –  speciale Giuria ”, sia per la poesia, la narrativa e la sezione dedicata alle scuole.
Grande soddisfazione, dunque,anche per l’impegno dimostrato dai giovani studenti delle scuole secondarie di secondo e primo grado che conferma ancora una volta che il bisogno di espressione affidato alla scrittura non è soltanto prerogativa degli adulti, ma trova anzi nei giovani e nei ragazzi uno spazio applicativo ampio e di assoluta rilevanza. Scrivendo si matura e si impara a relazionarsi con gli altri, costruendo la nostra personale visione del mondo giorno dopo giorno,  attraverso parole, attraverso ampliamenti linguistici che rendono la realtà in cui ci muoviamo sempre più vasta ed inclusiva, sempre più articolata. La scrittura può anche trasformarsi in un’attività straordinaria per la nostra mente, permettendoci di comunicare emozioni, trasmettere ricordi, muoversi su quel terreno di confine tra immaginazione e realtà che spesso ci consente di esprimere i nostri pensieri più veri, più autentici. Avvicinarsi a quest’attività fin da giovani, anzi da giovanissimi, diviene così fondamentale anche per la formazione della nostra stessa identità, per la nostra crescita come individui e come cittadini.
A tutti i  partecipanti non resta dunque che porgere sinceri apprezzamenti per l’impegno profuso, per il cuore messo in gara, per l’amore riposto nella parola, che spesso guarisce e sempre salva, con l’augurio che il nostro Premio possa crescere sempre di più e far volare alta la parola.
Maria Rosaria Teni

“La poesia è infinita”


Il Premio letterario Vitulivaria si avvia alla conclusione. Anche questa quarta edizione ha ricevuto consensi e chiari segni di stima e fiducia. La serata di premiazione, che si svolgerà al Teatro Comunale di Novoli il 24 aprile, ha ottenuto il patrocinio della Provincia di Lecce che ha apprezzato il lavoro svolto per l’organizzazione del Premio, riconoscendo in esso i valori etici e culturali finalizzati anche alla tutela degli autori, regolarmente gestiti attraverso un’iniziativa concorsuale disciplinata da un bando  pubblico. Tutte le attività relative allo svolgimento del Premio sono improntate su criteri di trasparenza e imparzialità   di giudizio. Non potrebbe essere diversamente, soprattutto se si tiene conto che il Premio nasce per pura passione nei confronti della scrittura in generale e ancor di più della poesia in particolare ed è dedicato ad uomo di comprovata onestà ed integrità morale.
Il merito di colui che scrive si concretizza nel mettersi a nudo e svelare parti di sé che nessuno può giudicare; pertanto il compito della giuria si limita prevalentemente ad una valutazione  delle caratteristiche prettamente tecniche, ma non entra nel merito delle emozioni che hanno spinto il poeta a scrivere il proprio testo. Questo il criterio che sta adottando la commissione giudicatrice in questi giorni di valutazione degli elaborati, giunti numerosissimi da ogni parte della penisola. Il Premio Vitulivaria  sostiene il merito e  l’abilità individuale di ciascuno, il pregio e l’originalità creativa dei componimenti e, pur se condotto a formulare una classifica, assegna ad ogni autore il riconoscimento del suo valore a prescindere da quale risultato abbia ottenuto, con lo stimolo a perseguire traguardi sempre più alti.
Maria Rosaria Teni

Muoiono i poeti
ma non muore la poesia
perché la poesia è infinita
come la vita.
(Aldo Palazzeschi)

ph Eleonora Mello

“Vitulivaria” 2017 – Inizio lavoro della giuria


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AIl’indomani della scadenza, si può dire che il  2017 ha confermato il successo del Premio letterario “Vitulivaria”: i numerosi elaborati, in prosa e in versi, giunti da ogni parte d’Italia, le te­ma­tiche affrontate nelle opere, la qualità del tratto stilistico e contenutistico, hanno dato la misura della validità culturale che “Vitulivaria” sta guadagnando nel corso delle sue edizioni. La giuria è già al lavoro per esaminare le opere e presto saranno resi noti i nomi dei finalisti e di coloro che riceveranno una menzione speciale.
Un premio alla scrittura, ma anche un riconoscimento alla funzione magica della parola che, in questa quarta edizione, si è accompagnata alla musica, costituendo un armonioso connubio che ha conferito un valore aggiunto al mondo dei sentimenti. La poesia è presente nella nostra vita eppure è difficile delimitarla, catturarla in un attimo e fissarla su una pagina. La straordinarietà di chi fa poesia è proprio la sua capacità di scavo nella parola per trarre da essa tutto il suo significato e per dare vita a nuovi significati. Si può allora dire che nella poesia le parole si compongono tra loro non soltanto per comunicare qualcosa, ma anche per ricercare nuovi significati. La parola poesia deriva dal greco poiein, ossia “fare, creare”. Scrivere poesia è un atto percettivo, inteso nel senso che colui che scrive intende conoscere, percepire, indagare  e cercare di scoprire, in alcuni casi, il reale attraverso la parola che diventa in tal modo il riflesso del suo mondo interiore.
Per questi e altri motivi si comprende la complessa natura della poesia e la si apprezza proprio in virtù dell’impossibilità di ridurla a mera formula o esercitazione tecnica: ogni poesia è un microcosmo in un universo frastagliato di emozioni e di situazioni.
“Vitulivaria” dimostra la fede nella funzione sociale e culturale della poesia e, nonostante le difficoltà contingenti collegate all’organizzazione di un concorso, persegue con tenacia la strada della scrittura ad ogni costo, per sostenere la valenza della funzione poetica in un momento in cui la comunicazione si impoverisce di parole per arricchirsi di stereotipi. Un augurio allora a tutti i numerosi poeti e scrittori che hanno accolto l’invito a camminare insieme sulla strada della poesia!
Maria Rosaria Teni

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