“Su un Padre nostro e un’Ave Maria” di Sergio D’Angelo


Indecisa se stendere il bucato,

fai cadere un sorriso sul fiato corto di questa stanza

che  impasticcata di vita  invecchia vestiti e sogni.

La pioggia  s’incurva sull’orlo dei miei jeans

stretti nello scricchiolio delle mollette

sfarinano gocce di fine estate nella precarietà

delle margherite.

Fuori il tempo appassisce il portone

si disperde in un giro di voce

di un ambulante

mentre la strada imbevuta dal palpito dei fari,

scolora un accenno di nebbia,

che lentissima  rammenda l’umidità

della sera sugli abiti ancora stesi.

E Io ti amo, nella sacralità  dei piccoli gesti,

tra gli ardori e  la quiete di questo letto, dove

confessandoti al sonno mi baci sottovoce

e tossendo l’ultima sigaretta sul respiro delle coperte

ti raggomitoli su un  padre nostro e un’ave maria

e nascondendomi  in una carezza, decisa, mi baci.
Sergio D’Angelo

Finalista Sezione A
IX classificato

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La quotidianità dei “piccoli gesti” che scandiscono il tempo del sentimento e della tenerezza e sottintendono alla “sacralità” per le piccole cose di gozzaniana memori o che richiamano, mutatis mutandis, alcuni sonetti del Belli: “ti raggomitoli su un padre nostro e un’ave maria”, mentre “fuori il tempo appassisce il portone”.Versi imparisillabi che si estrinsecano attraverso un linguaggio spesso onomatopeico e ricco di personificazioni.[M.R.Teni]